Saperi e innovazione

Il boom e nuovi progetti internazionali dell’Università Telematica Pegaso, fondata e presieduta da Danilo Iervolino, oggi partner del colosso Cvc.

Con oltre 80.000 iscritti in 15 facoltà, ora punta alle Americhe e all’Asia.

Con l’ingresso del fondo Cvc, che ha acquistato il 50% del capitale, l’Università telematica Pegaso si appresta a diventare la più grande realtà dell’education online d’Europa. Puntando tutto sull’innovazione.
“Qui in Italia viviamo una sorta di demarcazione tra tecnofobici e tecnoentusiasti. Io sono un tecno-entusiasta, e dico che viviamo ancora in una cultura digitale bassissima, inadeguata, e che la divulgazione delle opportunità offerte dal digitale è altrettanto bassa”. Danilo Jervolino è forse oggi l’italiano che più di tutti ha titolo per parlare così. Ha fondato nel 2006 e presiede un gruppo che ha puntato sul digitale per innovare radicalmente nel settore dell’alta formazione per eccellenza: l’università.
Oggi la sua Università telematica Pegaso, insieme con le tre controllate Universitas Mercatorum, European Politechnical University in Bulgaria e a Malta la Pegaso International conta oltre 80.000 iscritti e, dallo scorso anno 2 agosto ha accolto un socio finanziario di assoluto rilievo internazionale com’è il fondo Cvc, che in Italia controlla colossi come Sisal e Recordati ed ha acquistato il 50% del capitale, diversificando nell’industria delle sapere proprio perché convinto delle straordinarie possibilità di espansione internazionali di Pegaso.
“Viviamo questa demarcazione e io non mi stanco di denunciarla: nei posti di comando della società civile, della politica e dell’economia, ci sono ancora gli over 50 assai poco digitalizzati”, prosegue Iervolino, “mentre i giovani restano ai margini, non trovano spazio, sono soffocati, e non riescono ad affermare le loro visioni del mondo e il loro nuovo modo di intendere le relazioni con lavoro e con le prospettive di vita”. Però un colosso finanziario come la CVC Capital Partners – un gruppo basato in Gran Bretagna, che gestisce oltre 52 miliardi di dollari di attività tra Europa e Asia, con una capacità di investimento pari a 109 miliardi di dollari, ha scelto l’Italia, attraverso l’investimento in Pegaso, proprio per le chance che l’azienda ha saputo cogliervi e ora replicherà nel mondo.

+100.000 Studenti ci hanno già scelto.

pegaso numero verde
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Come mai questo incontro tra lei e Cvc?
Eravamo analizzati e anche corteggiati da anni, con Cvc abbiamo individuato una piena convergenza di intenti sul fronte dello sviluppo e di comune accordo abbiamo deciso di intraprendere questo percorso insieme. L’obiettivo condiviso è quello di creare la più grande realtà dell’education online in Europa se non al mondo.

Avete oltre 80.000 studenti e siete ben profittevoli ,ok: ma cosa induce lei e i suoi nuovi soci a scommettere su un rilancio che promette di essere vincente ma sarà anche certamente molto impegnativo?
Riteniamo di poter mobilitare una infrastruttura ed una competenza tecnologica senza uguali sul mercato, sono certo che questa nostra caratteristica sia stata notata e apprezzata. E’ una piattaforma, la nostra, interamente proprietaria, con 200 ingegneri che ogni giorno lavorano al mio fianco per sviluppare le tecnologie più raffinate per la formazione a distanza. Per creare la prima università italiana in grado di dispiegare concretamente la sua vocazione realmente internazionale, apriremo subito nuove sedi all’estero, in particolare in Nord America, al Sud America e in Asia. Con i nostri nuovi partner avremo la possibilità di attuare al meglio – per primi tra le istituzioni formative italiane – una autentica politica di fusioni e acquisizioni che porterà il nostro gruppo, peraltro già strutturato in quattro diversi atenei, ad avere ulteriori frecce al proprio arco per competere alla pari con i colossi internazionali del settore.

Avete decine di proposte formative diverse, dai classici corsi di laurea triennali e specialistici ai corsi executive ai master, e tutti declinati su numerose discipline. Saprebbe indicare, però, un comune denominatore?
Sicuramente la trasformazione digitale, una dimensione che oggi attraversa tutto il sapere umano. Quindi sia nei nostri corsi di laurea che nell’offerta di perfezionamento post laurea, nei corsi per gli executive, per i manager, cerchiamo di permettere agli studenti un approccio innovativo alle varie materie alla luce della disruption digitale, che così da pericolo diventa risorsa. Penso le grandissime opportunità offerte dall’industria 4.0, penso all’e-commerce, a tutte le nuove opportunità che il web offre e che sicuramente in Italia sono ancora poco sfruttate.

Lei è davvero uno tecnoentusiasta…
Lo sono e lo riaffermo con tutta la passione e la convinzione. Lavoro per favorire l’ingresso dei giovani e dei meno giovani nelle tecnologie digitali, nell’intelligenza artificiale, nel mondo di oggi e, sempre più, del futuro. Oggi tutte le migliori opportunità nel lavoro e nel business si hanno con il web, un ambiente di gran lunga più meritocratico di quello tradizionale, contaminativo, ibrido e veloce. C’è bisogno però di una solida struttura culturale per affrontare le sfide del web e il nostro gruppo è da sempre, e oggi a maggior ragione, in grado di offrire strumenti e risorse e percorsi per svolgere una funzione di raccordo verso il mondo del web per chi ancora non vi si riconosce.

Non le sembra di scivolare nell’apostolato?
In un certo senso sì ma come missione deliberatamente scelta! Noi, come istituzione universitaria digitale, abbiamo l’obbligo di diffondere con coraggio e convinzione quelle che sono le grandi opportunità di Internet, e di farlo anche a costo di andare in conflitto con i vecchi anfiteatri del sapere che all’inizio ci hanno ignorato, poi hanno provato ad ignorarci, ora non possono più ma spesso ancora si comportano in maniera del tutto refrattaria a ogni forma di innovazione e finiscono con l’essere un tappo verso la tecnologia e verso l’innovazione.

+100.000 Studenti ci hanno già scelto.

pegaso numero verde
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Peraltro, lei l’innovazione l’ha seguita fin da ragazzo. Quando le è venuta l’idea di Pegaso?
Già nel 2004, a 26 anni dopo un lungo soggiorno in America, durante il quale ebbi modo di approfondire il modello della formazione telematica, delle piattaforme tecnologiche, della rete distributiva. Tornato in Italia, visto che era stato promulgato il decreto legge Moratti-Stanca, voluto dal governo guidato da Berlusconi, che istituiva le università telematiche, misi a punto il progetto base che poi avrebbe portato alla nascita dell’Università telematica Pegaso accreditata dalla ministero nel 2006.

Dunque un’intuizione giovanile.
Assolutamente, ed anche per questo ripeto ai giovani, ai nostri studenti di avere coraggio e buttare il cuore oltre l’ostacolo, inseguendo le loro visioni. Questo non è più il tempo delle parole misurate, non è più il tempo di andare nei solchi già arati da altri, è invece l’ora di non cercare l’omologazione, di fare cose creative utilizzando l’intelligenza divergente e di farle subito.

Inutile dire che lei confida sul fatto che il digitale stia costruendo, per l’economia e per il lavoro del futuro, più opportunità di quante ne stia cancellando…
Indubbiamente, il digitale ha distrutto parte dell’economia tradizionale, ma ne sta costruendo molta di più. Guardi il nostro settore, quello della formazione universitaria: Pegaso ha 13 anni e ricordiamo tutti perfettamente che all’inizio venivano visti come una centrale di formazione un po’… esotica da cui stare lontani in termini di qualità. A distanza di 13 anni non è più così, abbiamo docenti eccezionali e tutti ce lo riconoscono, tantissimi nostri laureati dei primi anni sono già riusciti a conseguire grandi successi professionali e ad inserirsi in ruoli di prestigio.

Soddisfatto su questo fronte, dunque?
Fino ad un certo punto. Dissi 13 anni fa e non mi sbagliavo: quando i futuri inquilini della Casa Bianca o del Quirinale o dell’Eliseo avranno all’attivo nel loro curriculum una laurea conseguita online si potrà davvero dire che la formazione telematica sarà stata pienamente legittimata. Direi che siamo sulla strada giusta.

 

Da un articolo di Sergio Luciano – Economy